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L’ansia, un nemico o un alleato?

Immagine del redattore: unastanzaserviziunastanzaservizi

Scelta con ansia che fa da guida

Quasi sicuramente ad ognuno dei nostri lettori sarà capitato di incappare in discussioni che rilevano l’ansia come un problema dell’era moderna. Gli stessi social tendono a ironizzare molto sulla sua presenza, come fosse una strana entità che affanna la popolazione provocando spesso sintomatologie psico-fisiche invalidanti. Potrebbe anche essere che qualcuno di voi abbia avvertito il rumore della propria ansia interna e che se ne sia potuto preoccupare. E cos’è, dunque, questo male che assume le sembianze di una seconda epidemia e che è sui titoli di una buona fetta delle notizie riguardanti la sanità mentale?

Ebbene, trattasi di un’emozione e specificatamente potremmo definirla un’appendice della paura. Si tratta di un’attivazione del sistema nervoso che indica il timore o la preoccupazione per un evento che potrebbe accadere, questo con il solo fine di rendere corpo e mente preparati all’evenienza. Una specie di sistema di allarme, insomma, che stimola uno stato di vigilanza al fine di garantire prontezza per la sopravvivenza o la riuscita del proprio intento. 

Un processo antico e salubre, che naturalmente si sta adattando ad un mondo dove non ci si deve più dipendere da animali, pericoli di crolli o fame e malattia o, meglio, non più con la stessa intensità. 

La maggior parte dei pericoli delle società contemporanee attengono, infatti, a fattori più culturali-sociali che ad altre tipologie di eventi, con conseguenze soprattutto di natura psicogena. I primi fenomeni maggiormente conosciuti di questo tipo si sono riscontrati verso la fine dell’800 e gli inizi 900, con il moltiplicarsi di malesseri classificati come isteria e nevrosi. Sebbene sia stato difficile ipotizzare e stabilire una causa univoca per tutti i casi (questo in psicologia non è possibile per via della soggettività da cui sono influenzati i singoli fenomeni), è ampiamente stato discusso ed accettato, però, che il dilagare di quei mali derivasse dalle rigide norme sociali dell’epoca. Le aspettative sociali e culturali riguardo alle norme di genere, alla sessualità e alla moralità associate alle aspettative familiari, sociali e comunitarie, avevano favorito l’emersione di diverse sintomatologie di stampo nervoso. Questi sintomi avevano e hanno il solo scopo di rendere “visibile” ciò che non va. Un messaggio che qualcuno ha saputo recepire, perché è proprio nel corso del 900 che si è ampiamente sviluppata la scienza psicologica come rimedio a malesseri che vedevano un’origine differente. Malesseri psicologici, insomma, che altro non hanno bisogno del ripristino di un profondo contatto con le necessità di base e del loro ascolto, al fine di poter riconoscere e mutare quelle componenti che non calzano con la soggettività dell’individuo e che ne provocano la sofferenza.

I mali degli anni 2000 non sono diversi da quelli del 900, muta il contenuto, ma la cornice rimane la stessa. Grande impatto ha la desiderabilità sociale, un’aspettativa che vorrebbe persone capaci di reggere grosse prestazioni, di eccellere in ogni campo, di avere una vita socialmente riconosciuta come prestigiosa, generando così confusione, perenne insoddisfazione, fatica e un brutale scontro tra desiderio e realtà. A questa maggiore richiesta di apparenza, produzione e benessere materiale si sono aggiunte le maggiori difficoltà dovute alla crisi economica, la diminuzione del sostegno sociale, la crisi climatica globale e la pandemia. Situazioni queste che hanno amplificato la sensazione di non essere al sicuro, di non essere capaci, di non avere le risorse, di non potercela fare, creando maggiore scarto tra l’aspettativa sociale e la percezione del proprio potenziale. 

Qui entra in gioco l’ansia (ma anche la tristezza, la rabbia, ecc.), che, in quanto emozione, altro non ha che il riconosciuto compito di chiedere un fermo, di ascoltare, di capire quali siano i propri reali bisogni e spogliarsi di ciò che non appartiene per dedicarsi alla propria natura e individualità. 

Un’attenzione sincera al personale mondo interno indirizza verso un funzionamento a cui si è naturalmente portati e, sebbene scegliere il proprio percorso sia certamente un processo più impegnativo, questo a lungo andare ripaga più della strada tracciata da qualcun altro per noi. 

Imparate a conoscere la vostra ansia e abbiatene cura per voi stessi!




Dott. Giuseppe Cinieri, psicologo clinico e della salute

presso Una Stanza per Sé: servizi per il benessere psicologico, Oria

Adulti, giovani adulti e adolescenti.

Whatsapp: 3715667652


 
 
 

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