Da sempre, nella storia dell’umanità si è provato a comprendere l’esatta posizione di quelli che sono i confini tra mente e corpo. Laddove Platone portava avanti un’idea dualistica della relazione tra corpo e mente, Aristotele non considerava alcuna distinzione tra le due cose.
Oggi siamo giunti all’apice di questa lunga riflessione, con il supporto della scienza e la nascita della psicologia che sempre più sposa una visione olistica (–olos in greco significa “tutto”, “intero”) della corporeità e del benessere psicofisico.
La psicosomatica in questo è la massima espressione, essa studia e ragiona proprio sul legame tra corporeo e mentale, individuando strumenti e strategie per perseguire al meglio il proprio benessere psicofisico.
Nel Dizionario di Psicologia (1992) Galimberti definisce, infatti, la Psicosomatica come quella concezione che, superando il dualismo mente corpo, considera l’essere umano come un tutto unitario, dove è possibile che una malattia si manifesti a livello organico come sintomo, e a livello psicologico come disagio.
Superando dunque l’idea di un essere umano pensato come un puzzle di diverse dimensioni che si incastrano tra loro, ma avvicinandosi a una visione appunto più olistica, molte cose assumono connotazioni nuove e possono essere lette sotto luci completamente diverse.
Tra queste lo sport riceve una rivoluzione incredibile su quella che è la sua funzione nella vita di ogni singolo individuo e più in genere sulle influenze positive che l’attività sportiva dà e riceve al e dal proprio benessere. Praticare sport diventa una via per perseguire il proprio benessere psicologico, ma al contempo concedersi uno spazio di cura e introspezione rispetto ai propri vissuti e alle proprie emozioni può incrementare e potenziare significativamente una performance sportiva.
Cosa lo sport può aiutare a potenziare?
Sul versante sociale, accompagna a maturare il rispetto dell’altro e delle regole, promuove l’inclusione sociale, favorisce le interazioni sociali tra pari e porta all’apertura verso la relazione con l’altro.
A livello cognitivo, potenzia le capacità mnemoniche, l’attenzione, la valutazione e una progettualità funzionale delle proprie azioni rispetto al tempo e alla realtà che ci circonda.
A livello emotivo, favorisce lo sviluppo delle competenze fondamentali nella gestione dell’ansia, della frustrazione e della rabbia, oltre che avere un’influenza positiva sull’umore.
Favorisce, inoltre, lo sviluppo del locus of control. Questa dimensione è strettamente legata alla capacità che ognuno di noi ha di sentirsi più o meno capace di gestire gli eventi della propria vita e ci porta a ritenere che gli eventi della vita siano dettati dai propri comportamenti e azioni, piuttosto che da cause esterne e quindi indipendenti dalla propria volontà. Il locus of control favorisce l’individuazione e l’attuazione di strategie di coping, un insieme dei tentativi cognitivi o comportamentali necessari a far fronte ad una particolare condizione percepita come stressante o problematica.
Ci sono diverse teorie che provano a spiegare in che modo lo sport ha influenza positiva sul benessere psicologico, le principali sono tre:
• Teoria della distrazione (Bahrke, 1978), questa ipotesi suggerisce che il beneficio psicologico sia dovuto alla distrazione da eventi stressanti, piuttosto che dall’attività fisica in sé. Questa teoria fu provata da studi in cui furono confrontati i punteggi in test che misuravano ansia e tono dell’umore in seguito ad un compito di distrazione di tipo cognitivo e uno che impegnava i soggetti fisicamente. Dal test non risultò una differenza significativa, ma chi aveva praticato l’attività fisica manteneva gli effetti positivi più a lungo di chi aveva svolto il compito di tipo cognitivo;
• Teoria della padronanza (Mellion, 1985), questa ipotesi teorizza che il benessere psicologico sia dovuto ad un maggior senso di autostima e autoefficacia percepite dal soggetto dopo aver svolto attività sportiva. Tra queste vi sono tutti quegli elementi che portano a creare un’immagine di sé più positiva: il senso di indipendenza, l’acquisizione di maggiore consapevolezza corporea, la sperimentazione di situazioni di successo e il raggiungimento di obiettivi.
• Teoria delle interazioni sociali (Hughes, 1984), questa ipotesi cerca il legame tra benessere psicologico e sport nel fatto che questo favorisce l’instaurarsi di relazioni con altri individui. Anche in questo caso i benefici dello sport non sono tanto legati all’esercizio fisico in sé, quanto all’attività di gruppo e all’incontro con l’altro.
Nella complessità del tema credo che sia più adeguato tenere in considerazione ognuna di queste teorie e probabilmente anche altri fattori. Lo sport va dunque considerato come un fenomeno strutturato e multidimensionale, che va ben oltre l’idea della sola attività motoria. Ciò che è davvero essenziale è non perdere mai di vista l’idea della complessità e della grande delicatezza del nostro equilibrio psicofisico. La mente è incarnata e perciò indistinguibile da ciò che è corporeo. In questo articolo abbiamo evidenziato come lo sport possa dunque avere ripercussioni positive sul benessere psicologico, ma come da solo esso spesso non sia sufficiente. Lo sport, come abbiamo visto, aiuta nella misura in cui è uno spazio ritagliato per sé, incontro e relazione con l’altro e un modo per potenziare un’immagine positiva del Sé.
Lo sport porta dunque benessere in quanto spazio di cura per noi stessi, un’attenzione che spesso non ci concediamo. Darsi dunque spazio per il corpo e per la mente è la via maestra verso il benessere psicofisico. Se lo sport può accogliere una parte di questo processo, concedersi dei momenti di introspezione e riflessione intrapsichica con uno psicologo arriva a chiudere un cerchio in cui potersi rendere protagonisti attivi della propria salute.
Articolo a cura del
dott. Giuseppe Cinieri
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Bibliografia:
1992 - Dizionario di psicologia, Utet, Torino. (Nuova edizione: Enciclopedia di Psicologia, Garzanti, Milano, 1999).
Bahrke, M. S. (1978). Anxiety reduction following exercise and meditation. Cognitive Therapy and Research, 323-333.
Hughes, J. R. (1984). Psychological effects of habitual aerobic exercise: A critical review. Preventive Medicine, 13, 66-78.
Mellion, M. (1985). Exercise therapy for anxiety and depression. Postgraduate Medicine, 59-66.
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